Con un linguaggio quotidiano e disfemico, la raccolta d’esordio di Pietro Raimondi trova la sua misura nei topoi consumistici eretti ad altare di un narrare secco, circoscritto e senza mete a cui approdare, e confinato in un presente pigro che si nutre dei rumori assordanti delle stazioni ferroviarie, delle immagini prosastiche di Milano: la novanta, il McDonald’s, il Carrefour. In una periferia elettrica, il continuo movimento del poeta è garantito proprio dalla mancanza di tutto: i rientri non portano a casa, i soldi non bastano, i letti in cui dormire sono quelli degli altri e i rapporti umani sono spesso “metafora di niente”. Dieci anni di esperienze reali e virtuali che si sovrappongono e compongono un itinerario poetico, fisico ed esistenziale diviso in quattro sezioni. Raimondi incarna lo spirito della Gen Z delineando l’essenziale di un’epoca di rapporti umani sempre più rarefatti, in cui si fa fatica a capire con chi, e se, si sta parlando. |