Un amore finito che si fa musa, la sensazione di non riconoscere più chi ora vive solo nei ricordi. È l’abitudine a distorcere con una lente chi abbiamo di fronte, specchio di come vorremmo che fosse e non di come è realmente. Ci si perde, come nella folla del Festival di Cannes, e ci si ritrova con un nuovo volto, una nuova maschera, una persona diversa.

In questo “canzoniere erotico”, Giulia Dell’Oro affronta con disincanto un idillio perduto: si alza il velo, le luci si accendono, e l’opera d’arte un tempo adorata torna alla sua sembianza umana, difettosa. Uno sguardo intimo, impietoso e triste, tagliato da una lama ferocemente ironica (e autoironica). Le immagini di quello che è stato diventano un quadro dai contorni sfumati. Le parole si intrecciano e rivelano un legame che, sebbene spezzato, continua a vivere nei dettagli: un vestito, un profumo, una sigaretta.

L’errore di confonderti con l’arte è una raccolta che ostenta e svuota allo stesso tempo: ci sono solo cocci sparsi, molteplici fotogrammi di una relazione a pezzi, schegge isteriche che l’Io lirico cerca inerme di decifrare.