(...) un libro perturbante, coinvolgente; al lettore capita di avvertire subito che lì si sta parlando di qualcosa che è anche profondamente e oscuramente suo. La Rainieri mette in scena un mondo spezzato, frantumato: ambienti, eventi, persone, sentimenti si presentano come schegge indipendenti le une dalle altre, frammenti di realtà che hanno perso il loro legame con l’insieme da cui pure provengono; (...) dietro una realtà durissima “nel suo essere dissociata” corre però un senso di commozione, come l’eco di una felicità perduta non dimenticata, come una speranza disarmata che, pur debolmente, sostiene che la vita potrebbe anche non essere così. dalla nota di Rossana Roberti Laura Rainieri, nata nel 1943 a Fontanelle di San Secondo Parmense, risiede a Roma. Per un decennio si è interessata della produzione letteraria femminile presso la Casa Internazionale della Donna di Roma. Nella stessa città è consocia fondatrice della Associazione Culturale “Rosella Mancini”; collabora con l’Associazione e con la rivista Periferie nonché con la Biblioteca comunale “G. Rodari” per interventi culturali diretti alle scuole e al pubblico. In versi ha pubblicato: La nostra spada, la parola, 1997; Nessuno ha potuto sposarci, 2001; E serbi un sasso il nome, 2002. In prosa ha pubblicato i racconti: L’ultimo Guancho, 1998. |