Del resto in questo ultimo libro l’autrice ha definitavamente rinunciato a fare di Marta un personaggio diverso dalla scrivente. Questo difatti è l’incipit: “Si chiamava Velia e veniva dall’Est: l’ultima, mentre Marta scrive, di una lunga serie di donne che avevano lasciato un timbro più o meno marcato nella casa… Marta leggeva meticolosamente i nomi scritti in agenda per ricordare i visi di ognuna, i caratteri, i comportamenti di cui lei e la casa erano imbevute.” Tutta la narrazione si è trasformata in un orologio con i congegni a vista. Potremmo parlare di una prova di decostruttivismo, di quella metaletteratura di cui Borges è uno dei maestri.
dalla prefazione di Piera Mattei
Laura Rainieri nasce a Fontanelle di San Secondo Parmense, ma oggi risiede a Roma. Per oltre dieci anni si è occupata di letteratura femminile per la Casa Internazionale della Donna e nella stessa città è consocia fondatrice dell’Associazione Culturale “Rosella Mancini” con la quale colabora. Intrattiene un rapporto stretto anche con la rivista Periferie e con la Biblioteca Comunale “G. Rodari” dove attua interventi culturali diretti alle scuole e al pubblico. Per la poesia, Laura Rainieri ha pubblicato La nostra spada, la parola (1997), Nessuno ha potuto sposarci (2001), E serbi un sasso il nome (2004). Ha esordito in narrativa con con la raccolta di racconti L’ultimo Gaucho (1998) e ha proseguito con Angelo pazzo (2007). |