Gli uomini che con la loro tenacia e la loro caparbietà hanno scritto da vincitori la storia della Cento chilometri di marcia –ma anche quelli che vi hanno partecipato senza mai conoscere la gloria del podio– sono del tutto particolari: appassionati innanzitutto, inflessibili con se stessi, cavallereschi con gli avversari, capaci di soffrire, temprati come lame del miglior acciaio. Questi atleti sono entrati nella leggenda, chi da trionfatore, come Donato Pavesi, chi solo come comprimario di valore, come Brenno Ponton, ma tutti, nessuno escluso, giganteggiano in un’ideale galleria olimpica a umile ma eroico esempio per le future generazioni di marciatori e di sportivi che li vorranno e li sapranno emulare. Carlo Monti è stato un atleta di valore internazionale nella regina delle distanze: i 100 metri piani. In carriera ha gareggiato contro i più forti velocisti del suo tempo e nel suo palmares, oltre alle molte vittorie in campo nazionale, figurano un bronzo ai Campionati Europei di Atletica Leggera del 1946, a Oslo, e un bronzo nella staffetta 4x100 –in formazione con Michele Tito, Enrico Perrucconi e Antonio Siddi– alle Olimpiadi di Londra nel 1948. Monti ha pubblicato Cavalcata olimpica, 1961, e, con Romano Spada, Marcia Mondiale, 1996. L’ultimo suo libro, dedicato alla Cento chilometri di marcia, vuole essere un omaggio a una grande corsa e agli uomini che l’hanno fatta diventare tale. |