L’occhio sociologico di Bianciardi e lo spirito sagace di Vaime rendono Come una grande famiglia il ritratto sarcastico di un preciso momento storico, sorpreso nel suo rapido mutamento. Ogni scena, ogni personaggio e l’intera vicenda sono esemplari dell’attrito che si genera tra un “prima” e un “dopo”. Nel discorso di accoglienza del direttore del giornale Ferrerio, enfatico e pieno di frasi fatte, il prima è rappresentato dallo stereotipo della provincia padana, da cui entrambi provengono, sana, contadina e artigiana, e il dopo è la città parassitaria che risucchia gli ingegni dei giovani. (dalla Postfazione di Rodolfo Sacchettini) |