(...) Nella vita, dire che “si vive” è in certo senso dire tutto. La vita che è già stata era la vita; la vita che sarà (o che rimane) è ancora la vita: non c'è differenza se non di accenti, di virgolette o di qualche parola più moderna che s’insinua nel sempre severo vocabolario del vecchio scrittore geloso del suo “saper fare”.
Mantovano/milanese, Gilberto Finzi ha sintetizzato il suo passato poetico e la sua bibliografia nell’antologia La ventura poetica (1953-2000). Da critico, riconosce i precedenti di questo «diario» in un suo libro del 1990, Costume e Pattume: a tredici anni di distanza, una identica passione morale e intellettuale mentre infuriano altre guerre senza nome. |