Sulla costa di Long Island, nel giro di due ore, si consuma un evento che poteva segnare la storia del genere umano: l’approdo di una navicella spaziale in cerca di gente con cui parlare, e l’assalto brutale dell’esercito USA con tutta intera la sua macchina bellica. Ospiti della navicella sono Hinsel e Born, persone civili e raffinate. Il potere militare, invece, riesce a essere solo ottuso e cieco, per risultare alla fine semplicemente pittoresco. Parlavano due lingue diverse e non si sono capiti. Succede così nella vita. Un giorno a Long Island è un apologo, metafora sull’incomunicabilità umana, che nasconde una visione pessimistica del mondo e dell’esistere. Spettatore inconsapevole della vicenda è anche una ragazza, Daisy. Mentre nel cielo sopra la sua testa, davanti all’Oceano Atlantico, si gioca una partita metaforica della solitudine cui è condannato l’uomo, lei ha rischiato solo di non poter passare il fine settimana a New York, come aveva in programma, per vedere i cigni del Central Park, scoperti leggendo Jerome David Salinger. Nato in Calabria, medico di professione, Michele Stellato vive tra Milano e Crema. Ha stampato le raccolte Io penso al Nord e Ecco la fermata e ha pubblicato poesie su Paragone. Con articoli di politica sanitaria, collabora alle pagine di Salute del quotidiano Repubblica. Un giorno a Long Island è il suo terzo libro. |