A volte ironico, folle e sbeffeggiante, altre drammatico e amaro o, ancora, sereno e lirico, ma mai banale, questo romanzo porta alla luce i ricordi dell’autore, i quali –“sballati dalle casse dell’oblio” quasi senza ordine cronologico, così come affiorano alla mente– vengono gettati alla rinfusa sui fogli in modo da creare una lettura apparentemente “senza senso”, come appunto recita il titolo del romanzo, ai limiti della follia, ma che avvince e che, ad ogni pagina, ci incuriosisce con una domanda inespressa: come andrà a finire la storia? Come ha già avuto modo di dire in altre occasioni, l’autore insiste: lui vorrebbe trasferirsi a Venezia; lei, tuttavia oppone una strenua resistenza: preferisce il traffico caotico e l'aria inquinata di Milano. In che maniera si risolverà l’aspra contesa? Sei mesi qua e sei mesi là?... No, eh?... troppo facile... Ai posteri l’ardua sentenza. |