Una coppia di genitori che ha in sorte un figlio gravemente disabile affronta, unita e solida, una serie di inevitabili problemi, fra cui quello di elaborare costantemente il dolore per arrivare a superarlo tramite un sentiero comunicativo –di ripida salita– col partner. Ma la sfida è senza dubbio quella di dare al bambino, mite e accattivante, un’infanzia il più possibile serena, includendolo con gioia nel mondo di tutti. Sorretta dalla concretezza del modo di pensare del marito e attorniata da tante persone affezionatesi alla loro storia, l’autrice prosegue per un sentiero sperimentale ricco e vario, capace di illuminare con chiarezza un’esistenza diversamente candidata a macchie indelebili di buio. Le due dimensioni della fiaba e del sogno ne sono una riprova; ma ancor più la grande scoperta che Enrico Carlo è un poeta. Misurato e composto è il modo con cui viene affrontato dall’autrice il sofferto periodo finale della vita del figlio, dalla cui perdita prodigiosamente rinascono speranza, dialogo e voglia di nuove iniziative sociali e artistiche. Maria Teresa Mosconi, nata a Padova da genitori lombardi, ha studiato Lettere e insegnato alla scuola media. Nei suoi scritti prevalgono una sensibilità dolcissima e forte allo stesso tempo e un gusto per la parola e la musica che l’hanno portata a ricerche semantiche e fonetiche moderne e interessanti. Alla poesia, Maria Teresa coniuga la prosa, specie quella d’arte su pittori e scultori, nella quale emerge un suo libero divertirsi nel passare lieve e deciso da un linguaggio a un altro, intuendo e criticando. In lei, fascinosamente, si integrano intimismo autobiografico e amore fraterno per gli altri, i disabili in particolare. Maria Teresa è madre di Enrico, ragazzo spastico, poeta anch’egli, con il quale ha creato diciassette anni fa un laboratorio di poesia e prosa per disabili e non, il gruppo “I Mille Volti” che ha le proprie radici nell’Associazione milanese “Orizzonti oltre l’handicap”.
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