Samuele Giacomini –professore di lettere in un paese della Toscana, allenatore di una squadra femminile di pallavolo, stipendio modesto, qualche evasione amorosa nei paesi dell’est e una forte carica di autoironia– è l’antieroe di questo primo romanzo di Fulvio Wetzl, già noto al pubblico cinematografico come regista dell’apprezzato Prima la musica, poi le parole. Protagonista vera del romanzo, però, è la provincia, condannata (come le ragazze della squadra di Samuele) alla mezza classifica, alla mediocritas che si intuisce non aurea, che impedisce allo stesso modo grandi progetti e grandi rinunce. Samuele e la sua squadra tentano di uscire dalla “dimensione paese”, che minaccia di strangolarli, per andare oltre, per vincere non solo un campionato ma la logica di una popolazione “Ibrida e irriconoscibile, con un linguaggio indifferenziato, un misto tra parlamento, sindacato, telegiornale, telequiz, televendite e telenovele.” Fulvio Wetzl nasce a Padova nel ’53, studia a Milano (anni ’70), lavora a Roma (anni ’80), decide di vivere in Toscana (a tutt’oggi). Organizzatore di festival e filmclub, biografo di Roberto Benigni, documentarista per Rai e Istituto Luce; soggettista, sceneggiatore e regista di tre film: Rorret (Festival di Berlino ’88), Quattro figli unici (Festival di Venezia ’92), Prima la musica, poi le parole (35 festival – 6 premi internazionali). Ha in preparazione il suo quarto film in Francia: À chacun son rêve. Ha appena terminato il film collettivo sul G8 (dalla parte giusta) insieme a tutti i registi italiani. Ci troviamo a Timişoara è il suo primo romanzo. |